Oggi, diversamente dal solito, vorrei ricordare in ordine inverso un poco di persone. 23 maggio 1992. Strage di Capaci.
Vorrei ricordare Rocco Dicillo, un uomo di 30 anni, che quel giorno era seduto sul sedile posteriore di una Fiat Croma, la prima di tre che riaccompagnavano un magistrato a Palermo. Un ragazzo che in un attimo, investito da un’esplosione con una potenza inaudita, perse la propria vita.
Vorrei ricordare Antonio Montinaro, marito di Tina e padre di due figli, anche lui 30 anni, ci penso e noto che era più giovane di me oggi, Lui era seduto sulla stessa Fiat Croma, la prima delle tre, sul sedile passeggero, ed anche lui immediatamente perse la vita, sull’Autostrada A29 all’altezza dello svincolo per Capaci. Lui era il capo della scorta.
Vorrei ricordare Vito Schifani, poco più che un ragazzo, 27 anni, forse 26, su internet nemmeno si trova la sua data di nascita, nè si capisce se sia nato ad Ostuni o a Palermo, ma poco importa questo. Quello che importa è che lui quella prima Fiat Croma marrone la guidava, quella croma che per la violenza della deflagrazione fu sbalzata in un giardino di olivi a più di dieci metri di distanza dal manto stradale. Anche lui immediatamente perse la vita. Di lui ricordo anche la moglie, Rosaria Costa, lasciata sola con un figlio di 4 mesi, ed il suo coraggio.
Vorrei ricordare Francesca Morvillo, un magistrato italiano attivo nella lotta alla mafia, 46 anni, che poco dopo le ore 18.00 di quel 23 Maggio 1992 saltò in aria nella seconda delle tre Fiat Croma, dove era seduta sul lato passeggero, morì per lesioni interne intorno alle ore 23:00.
Vorrei ricordare Giovanni Falcone, un uomo, un magistrato, un eroe. Lui la seconda auto la guidava. Ma sicuramente meglio di me lo ricorderete tutti voi. Io lo ringrazio e basta. Come ringrazio gli uomini della sua scorta.
La cosa più importante da ricordare, oltre questi nomi, oltre il loro coraggio, oltre il loro essere eroi in se, è una Strage, la Strage di Capaci, quella del 23 Maggio 1992, quella in cui 500 Kg di tritolo uccisero 5 persone e la speranza di molte persone.
E noi oggi, dopo 20 anni, siamo CAPACI di continuare ciò che loro ci hanno lasciato?
Non aggiunge o toglie nulla al tuo ricordo, ma vorrei segnalarti lo stesso che la prima auto della scorta era un’Alfa 164. Non scordero’ mai le lamiere terribilmente accortacciate, ma ancora riconoscibili, a seguito del ribaltamento.
@Michele: io ricordo una Croma marrone, una Croma bianca, una Croma azzurra. Sinceramente in rete non trovo altri riferimenti…
Ho sempre avuto una certa passione per le auto, mi ricordo bene quindi anche certi particolari insignificanti. Per esempio, il disegno caratteristico dei cerchi ruota montati sulle vetture del gruppo Fiat dell’epoca (non importa se Alfa, Lancia o Fiat) destinate ai servizi sotto scorta. Sono quindi sicuro che l’auto della scorta saltata in aria fosse una 164, non ricordo bene se di colore grigio azzurro o, piu’ probabile, grigio marrone. Poi c’era la Croma bianca di Falcone e la moglie, con l’autista sul posto posteriore salvo miracolosamente e l’altra Croma della scorta coivolta meno pesantemente. Come si vede nell’immagine che hai postato, dove per ultimo appare la Thema di un ignaro passante incidentata anch’essa per lo scoppio. Che impressione, a distanza di cosi’ tanti anni, che fa ancora una foto come quella.
Grazie per questo editoriale… a volte, anzi spesso, ci sfugge il senso della coscienza… molti dicono di averla pulita, forse perché non l’hanno mai usata. Da siciliano, a metà, (l’altra mia metà è eritrea) ho coscienza di essere complice di quell’omertà che, nel substrato della nostra cultura, è al riparo da qualsiasi tentativo di attacco esterno… ma sono sicuro che saremo capaci di estirparla con l’impegno e la volontà di cambiare, ognuno con la propria faccia, a viso scoperto.