Aldo Moro - Peppino Impastato

Ciao Peppino, Ciao Aldo. E Sono 34.

34 Anni. 9 Maggio 1978. Cinisi, Roma. Diverso il luogo, stessa la sorte. Peppino Impastato, Aldo Moro.

Aldo Moro - Peppino Impastato

Io non so se se alcune persone sono da definire eroi, martiri, rivoluzionari. Non so se a volte morire è meglio che vivere.
Io so però che lasciare il segno è importante, come importante è cercare di fare di questa terra un posto migliore.

Inizio il Nove Maggio da anni allo stesso modo: un pensiero, una canzone, una lacrima.

Ciao Peppino, Ciao Aldo, e Grazie.

 

Omicidio Biagi. Dieci anni fa.

Sono le ore 20.15, dieci anni fa, il 19 Marzo 2002, Marco Biagi trascorreva gli ultimi attimi della sua vita, poco prima aveva subito un attentato da parte delle Nuove Brigate Rosse, gruppo terroristisco evidentemente contrario al suo lavoro.

Marco Biagi (24 novembre 1950 – 19 marzo 2002)

 

Io non capisco di economia, non ho conoscenza tali da sapere se le riforma del lavoro che stava studiando fosse stata giusta o meno, non sono un politico, non so vedere quello che non è accaduto, ma sono umano ed una cosa la so, qualsiasi sia il tuo colore, la tua etnia, la tua razza, la tua idea politica, il tuo credo, non puoi morire perchè stai compiendo il tuo dovere, nè tantomeno puoi uccidere perchè un altro la pensa diversamente da te.

 

Buon Onomastico Don Peppe Diana

Oggi è il 19 Marzo. Festa del Papà. San Giuseppe.

Oggi, 18 anni fa, il 19 Marzo 1994, Giuseppe Diana, veniva ucciso dalla camorra.
Non voglio ricordare Don Peppe Diana, persona che purtroppo non ho avuto la fortuna di conoscere, per i suoi gesti da Sacerdote, non voglio ricordarlo semplicemente perchè, come me, era uno Scout, voglio ricordarlo per il suo impegno antimafia. Perchè ogni giorno combatteva per la sua gente, per la sua terra, per ciò in cui credeva.

Don Peppe Diana (Casal di Principe, 4 luglio 1958 – Casal di Principe, 19 marzo 1994)

Voglio ricordarlo con la sua lettera più famosa.

Per amore del mio popolo non tacerò.

Siamo preoccupati

Assistiamo impotenti al dolore di tante famiglie che vedono i loro figli finire miseramente vittime o mandanti delle organizzazioni della camorra.

Come battezzati in Cristo, come pastori della Forania di Casal di Principe ci sentiamo investiti in pieno della nostra responsabilità di essere “segno di contraddizione”.

Coscienti che come chiesa “dobbiamo educare con la parola e la testimonianza di vita alla prima beatitudine del Vangelo che è la povertà, come distacco dalla ricerca del superfluo, da ogni ambiguo compromesso o ingiusto privilegio, come servizio sino al dono di sé, come esperienza generosamente vissuta di solidarietà”.
La Camorra

La Camorra oggi è una forma di terrorismo che incute paura, impone le sue leggi e tenta di diventare componente endemica nella società campana.

I camorristi impongono con la violenza, armi in pugno, regole inaccettabili: estorsioni che hanno visto le nostre zone diventare sempre più aree sussidiate, assistite senza alcuna autonoma capacità di sviluppo; tangenti al venti per cento e oltre sui lavori edili, che scoraggerebbero l’imprenditore più temerario; traffici illeciti per l’acquisto e lo spaccio delle sostanze stupefacenti il cui uso produce a schiere giovani emarginati, e manovalanza a disposizione delle organizzazioni criminali; scontri tra diverse fazioni che si abbattono come veri flagelli devastatori sulle famiglie delle nostre zone; esempi negativi per tutta la fascia adolescenziale della popolazione, veri e propri laboratori di violenza e del crimine organizzato.
Precise responsabilità politiche

È oramai chiaro che il disfacimento delle istituzioni civili ha consentito l’infiltrazione del potere camorristico a tutti i livelli. La Camorra riempie un vuoto di potere dello Stato che nelle amministrazioni periferiche è caratterizzato da corruzione, lungaggini e favoritismi.

La Camorra rappresenta uno Stato deviante parallelo rispetto a quello ufficiale, privo però di burocrazia e d’intermediari che sono la piaga dello Stato legale. L’inefficienza delle politiche occupazionali, della sanità, ecc; non possono che creare sfiducia negli abitanti dei nostri paesi; un preoccupato senso di rischio che si va facendo più forte ogni giorno che passa, l’inadeguata tutela dei legittimi interessi e diritti dei liberi cittadini; le carenze anche della nostra azione pastorale ci devono convincere che l’Azione di tutta la Chiesa deve farsi più tagliente e meno neutrale per permettere alle parrocchie di riscoprire quegli spazi per una “ministerialità” di liberazione, di promozione umana e di servizio.

Forse le nostre comunità avranno bisogno di nuovi modelli di comportamento: certamente di realtà, di testimonianze, di esempi, per essere credibili.
Impegno dei cristiani

Il nostro impegno profetico di denuncia non deve e non può venire meno.

Dio ci chiama ad essere profeti.

– Il Profeta fa da sentinella: vede l’ingiustizia, la denuncia e richiama il progetto originario di Dio (Ezechiele 3,16-18);

– Il Profeta ricorda il passato e se ne serve per cogliere nel presente il nuovo (Isaia 43);

– Il Profeta invita a vivere e lui stesso vive, la Solidarietà nella sofferenza (Genesi 8,18-23);

– Il Profeta indica come prioritaria la via della giustizia (Geremia 22,3 -Isaia 5)

Coscienti che “il nostro aiuto è nel nome del Signore” come credenti in Gesù Cristo il quale “al finir della notte si ritirava sul monte a pregare” riaffermiamo il valore anticipatorio della Preghiera che è la fonte della nostra Speranza.
NON UNA CONCLUSIONE: MA UN INIZIO

Appello

Le nostre “Chiese hanno, oggi, urgente bisogno di indicazioni articolate per impostare coraggiosi piani pastorali, aderenti alla nuova realtà; in particolare dovranno farsi promotrici di serie analisi sul piano culturale, politico ed economico coinvolgendo in ciò gli intellettuali finora troppo assenti da queste piaghe”

Ai preti nostri pastori e confratelli chiediamo di parlare chiaro nelle omelie ed in tutte quelle occasioni in cui si richiede una testimonianza coraggiosa;

Alla Chiesa che non rinunci al suo ruolo “profetico” affinché gli strumenti della denuncia e dell’annuncio si concretizzino nella capacità di produrre nuova coscienza nel segno della giustizia, della solidarietà, dei valori etici e civili (Lam. 3,17-26).

Tra qualche anno, non vorremmo batterci il petto colpevoli e dire con Geremia “Siamo rimasti lontani dalla pace… abbiamo dimenticato il benessere… La continua esperienza del nostro incerto vagare, in alto ed in basso,… dal nostro penoso disorientamento circa quello che bisogna decidere e fare… sono come assenzio e veleno”.

Io Sono Fabrizio. L’unione vince il silenzio, Rivogliamo Fabrizio.

Non posso definirmi un Amico di Fabrizio Pioli, potrei definirmi un conoscente. Con Fabrizio ci salutavamo per strada, mi è capitato di uscirci forse una volta o due insieme. Ma era un ragazzo semplice, un buono. Oltre ciò era un ragazzo, un uomo. Non era giusto tutto ciò.

Fabrizio Pioli

Che la sua storia sia anche da sprono per chi con la ‘ndrangheta, passivamente, ci convive ogni giorno. Che sia da motivazione affinchè in futuro sappiamo tutti dire no alle mafie prima che queste si presentino a noi.

Leggi tutta la storia di Fabrizio Pioli

Chi è Rossella Urru?

Giusto ieri accennavo a Rossella Urru, con parole non mie, oggi con le parole della stessa persona vi racconto chi è.

Rossella Urru

In una società moderna in cui la massima preoccupazione di un trentenne è quella di trovare un lavoro, prendere l’ultimo modello di smartphone disponibile sul mercato, o cosa fare il prossimo sabato sera, Rossella Urru, decide di partire per l’Algeria per aiutare donne e bambini in un campo profughi fornendo loro i viveri per la sopravvivenza, rinunciando così alla vita comoda che avrebbe potuto avere in Italia.

Fino ad un paio di settimane fa nessuno conosceva questo nome, ma grazie al potere di internet ed al passaparola creato sui social network, siamo venuti a conoscenza dell’esistenza di questa persona, una delle tante, che un giorno decide di lasciare tutto e partire per terre lontane, spinta dall’amore per le persone e dal desiderio di aiutare chi è in serie difficoltà.

Rossella Urru, giovane e bella, è partita e non si sa se farà mai più ritorno, visto che è stata rapita da un gruppo di dissidenti e dopo quasi quattro mesi non si sa che fine abbia fatto, e, cosa peggiore, nessun media, fatta eccezione per pochi, ne parla veramente.
Il popolo di internet poco a poco si sta muovendo e questo nome sta iniziando a rimbombare nella mente delle persone, le quali, un po’ per curiosità e un po’ per forza di cose, viene spinta ad informarsi per associare un nome tanto ricorrente ad una notizia. Destare la curiosità delle persone, è evidentemente il modo migliore perchè queste si informino in maniera attiva e prendano parte ad azioni di informazione globale, con la speranza che le autorità si muovano con celerità ed efficienza al fine di restituire la libertà a questa ragazza.

Prendo a cuore questa storia perchè Rossella Urru ha la mia età e mi identifico in lei. Come dicevo altrove, io al massimo ho avuto il coraggio di allontanarmi da casa per una vacanza, e la sera vado a dormire beata nel mio letto; ma vi assicuro che non passa sera in cui prima di addormentarmi non mi metta a pensare a lei.

Chissà se sta bene, chissà se mangia, chissà se è al caldo, chissà se le hanno fatto del male, chissà se hanno abusato di lei, chissà se è viva.
Sono tutti pensieri che girano nella mia mente mentre sono sotto le coperte, penso a lei lì e penso a me qui, e penso a me lì.
Ci vuole coraggio a partire, ma ce ne vuole molto di più a sopportare una situazione come la sua, ed io spero vivamente che ne stia avendo tanto. Non è giusto che la vita di una giovane ragazza venga ignorata così, come non sarebbe giusto se ciò accadesse a noi, alle nostre sorelle, madri o amiche, per questo ho assunto un motto rubato dal titolo di un articolo letto su internet ‘Siamo tutti Rossella Urru’, perchè a chiunque può capitare che il cammino verso la nostra casa venga interrotto da un qualsiasi evento, e l’ultima cosa che vorremmo è appunto che chi deve aiutarci taccia su di noi.

Rossella Urru ripone in tutti noi le sue speranze di tornare a casa, per questo motivo parliamo tutti di Rossella Urru, perchè siamo tutti Rossella Urru.

Parliamo tutti di Rossella Urru. Siamo tutti Rossella Urru.

E’ difficile che io dia spazio a qualcuno in questo blog per dei guest post, ma ultimamente sono venuto a conoscenza della storia di Rossella Urru. Sapendone ancora troppo poco ho deciso di dare spazio ad un post che Momi Oh ha scritto su Facebook:

Rossella Urru ha la mia età; lei è partita tempo fa per per terre lontane per aiutare persone bisognose mentre io, sua coetanea, al massimo mi sono allontanata per una vacanza. Ora lei è stata rapita e non si sa dove sia e se sta bene, mentre io sono qui nel mio letto caldo. Nessuno parla di lei, se fossi stata io lì, nessuno starebbe parlando di me adesso, e il solo pensiero mi fa rabbrividire. 
Parliamo tutti di Rossella Urru. 
Siamo tutti Rossella Urru. 

Buonanotte.

 

Rossella Urru

#occupyscampia, i Clan non possono dettare il coprifuoco!

#occupyscampia. Questo l’hashtag che sta piano piano assumendo rilevanza su internet da un paio di giorni.
Roberto Saviano dice: “Napoli comincia a Scampia“, sicuramente non sbaglia.

Scampia, quartiere periferico di Napoli che da anni è  conosciuta per fatti non proprio felici, per la criminalità dilagante, per il degrado sociale in cui si trova. 40.000 abitanti circa, più di alcuni capoluoghi di provincia, rappresentati da quelle che ormai sono riconosciute come le Vele, raccontati dallo stesso Saviano in Gomorra, letti sui giornali per i fatti di cronaca nera. Una zona dove oltre il 60% delle persone è disoccupata, che viene lasciata a se stessa, ai suoi problemi, ai suoi disagi e sopratutto viene lasciata nelle mani dei Clan della Camorra.

Accade così che le guerre tra clan prendano piede e viene imposto il coprifuoco ai cittadini da parte della camorra nei quartieri di Scampia e Melito. Addirittura si tratta di un ordine,recapitato con un porta a porta, il quale dice che le donne devono stare in casa, le uscite di giorno devono essere limitate il più possibile, mentre di notte non si deve uscire mai.  I negozi devono chiudere tra le sette e mezza e le 8. I bar entro le 22.
Per i trasgressori saranno guai, così oltre 200.000 abitanti del circondario si trovano a vivere segregati in casa dai primi giorni del 2012, i giorni successivi alla mattanza di inizio anno.

A tutto ciò c’è chi però non ci sta e vuole rispondere, con coraggio, per riprendersi la propria terra. Una di queste persone è Pina Picierno, giovane parlamentare campana del PD, che lancia su twitter l’hashtag #occupyscampia, similmente a quello che fu l’#occupywallstreet, con l’intento di  Occupare Scampia, con la volontà di riprendersi i propri spazi, con la speranza che a Napoli i cittadini siano liberi di tornare per strada, vivendo il proprio territorio, che non è della camorra, ma di ogni libero cittadino.

Pietro Orsatti ha ben pensato di creare una specie di manifesto, dove segnala tra l’altro la presenza tra i cittadini, Venerdì, di Giulio Cavalli, attore che da due anni vive sotto scorta, per dare sostegno e leggere alcuni testi.

Per le per adesioni segui ##occupyscampia su twitter e scrivi a occupyscampia@gmail.com.

#occupyscampia è una chiamata a raccolta per ogni abitante della zona di Scampia, Melito, Secondigliano, ma è anche una chiamata per ogni cittadino della città di Napoli, e soprattutto è una un richiamo per ogni cittadino italiano, per chiunque crede nella legalità e per ogni uomo libero.

 

 

 

Il ricordo di Mahatma Gandhi, a 64 anni dalla sua morte

La non-violenza non è un paravento per la codardia, ma è la suprema virtù del coraggioso. L’esercizio della non-violenza richiede un coraggio di gran lunga superiore a quello dello spadaccino. La viltà è del tutto incompatibile con la non-violenza. Il passaggio dall’abilità con la spada alla non-violenza è possibile e, a volte, addirittura facile. La non-violenza, perciò, presuppone l’abilità di colpire. È una forma di deliberato, consapevole dominio del proprio desiderio di vendetta. Ma la vendetta è sempre superiore alla sottomissione passiva, pavida e inerme. Il perdono è ancora più alto. Anche la vendetta è debolezza. Il desiderio di vendetta nasce dalla paura del pericolo, immaginario o reale. Un cane abbaia e morde quando ha paura. Un uomo che non tema nessuno sulla terra considererebbe troppo fastidioso anche il solo esprimere collera, contro chi cercasse vanamente di ferirlo. Il sole non si vendica contro i bimbetti che gli lanciano la polvere. Nell’atto, essi non danneggiano che se stessi.”

Mohandas Karamchand Gandhi

Mohandas Karamchand Gandhi, detto il Mahatma

Che il ricordo di Mahatma Gandhi resti sempre vivo e che sia oggi per voi tutti una Buona Giornata Scolastica della Nonviolenza e della Pace.

Dopotutto domani è un altro giorno, ma senza Silvio

Tara… A casa… A casa mia! E troverò un modo per riconquistarlo. Dopotutto, domani è un altro giorno!

è l’ultima frase di Rossella O’Hara nel film Via Col Vento, ma domani è un altro giorno è anche il pensiero di molti che oggi, dopo 17 anni vedono Silvio Berlusconi lasciare il governo, con la speranza che da domani ci sia un’Italia migliore.

Eppure senza aggiungere altro, di altro avete visto, state vedendo e vedrete il web pieno, vi lascio con il suggerimento di Naomi fatto su un brano dei Coldplay che sembra dedicato al premier uscente:

io dominavo il mondo
le maree si alzavano quando lo ordinavo
adesso al mattino dormo da solo
spazzo le strade che una volta possedevo (…)
un momento tenevo le chiavi
subito dopo mi rinchiudevano fra quattro mura (…)
Una volta lo sai che non c’era mai una parola onesta, mai
ma quello era quando dominavo il mondo…

Buona Italia a voi, cari connazionali.