Calabria Terra Mia

Calabria Amara Mia: ovvero Calabria Terra Mia Minuto per Minuto

Un cortometraggio di 8.36 minuti, costato 1,7 milioni di euro, poco più di 200.000 euro al minuto. Il titolo semplice Calabria Terra Mia nasconde in realtà una tragedia.

Calabria Terra Mia si scopre subito

Il tutto inizia con una musica di sottofondo che scopiazza male il padrino, dai che già vi è salita la ‘ndrangheta a tutti. 

Mano fuori dal finestrino, la tizia ha imparato già una tipicità calabrese, però dovrebbero spiegarle che il gomito va poggiato. Un lago ci mostra colori irreali. Raul Bova ne approfitta per toccare la coscia della moglie, poi come un tackle del miglior Vierchowod chiede “Dove vuoi che ti PORTO?” Ora, a parte che non è un pacco, ma il riferimento chiaramente è quella al calabrese che nonostante tutto non riesce mai ad imparare bene a parlare italiano?

Calabria Terra Mia, di agrumi e di coppole.

Si vede il primo borgo, tipico calabrese come ce ne saranno a migliaia, ma che dico, a centinaia, vabbè, 3 o 4 sono oro colato. Classica osteria calabrese con tavolini all’aperto sotto delle pergole, tovaglie (nome tipico calabrese che indica almeno 4 o 5 cose ndG) a quadri, i protagonisti ordinano cibo, a fianco a loro 4 vecchietti giocano a carte, tra essi una delle tante comparse con la “coppola”. Spiegazione sul bergamotto (che ce ne vuole a confonderlo con un limone, ma vabbè) e su fatto che i profumi più buoni del mondo vengano fatti con esso, io immagino tanti ricchi produttori di bergamotto.

Calabria Terra Mia, di coppole e agrumi.

Cambio scena, inquadratura su due ragazzi che saranno almeno 10 anni più piccoli di me, sudo freddo, uno dei due ha le bretelle e la coppola, mentre tutti in generale sono vestiti come si usava negli anni ‘30. Il tizio in bretelle chiede se l’ha portata a vedere dove crescono le clementine. Io capisco che il tizio possa rappresentare il paesanotto senza cultura che oltre ai campi di terra non conosce niente né del mondo né della sua regione, ma in Calabria, oltre 15.000 km² di superficie quale è la priorità? Il campo di clementine e i cedri. Giustamente arriva una tizia che dice che lei vorrà vedere il mare, ed io penso grazie al cazzo, ma non lo dice in un semplice italiano, no non lo dice in dialetto, lo dice in un italiano dove la cadenza è talmente marcata che diventa una beffa. Calabria Terra Mia è una commedia sui calabresi?

In foto il classico abbigliamento calabrese.

Calabria Terra Mia, tra colori irreali e dialoghi surreali.


Lei domanda: “Allora da dove iniziamo?”
Lui risponde: “Ma quanto sei bella.”
Io penso che qualche problema di comunicazione di coppia potrebbero averlo.

Si passa all’affaccio di Tropea, la cui nota distintiva è il colore innaturale del mare, tanto da sembra il mare di Chernobyl.

Il corto è iniziato da minuto e cinquanta secondi, ma sembra un film di 3 ore. Prima apparizione di una campagna. Ok chiamiamola terra o come volete, quella è. Passeggiata in bicicletta in mezzo ad essa, cosa che normalmente fanno tutti i calabresi insomma. In questo pezzo mi è piaciuto tanto il fatto che uno nato a Roma, cresciuto a Roma, vissuto a Roma, racconta la Calabria ed il ritorno ad essa come se fosse un emigrante, talmente convincente che per un attimo ho pensato che il titolo del corto fosse “Il Calabrese di ritorno”.
A parte ciò arriva un’altra fatidica domanda, mentre Bova, mangiando agrumi, racconta che quando lui tornava in Calabria chiedeva al nonno di fargli assaggiare le clementine, come se fosse chissà quale richiesta assurda, quindi lei chiede “e lui?”. Io freddo ancora. Ma “e lui?” cosa? Non è che sta chiedendo droga, sta chiedendo di far assaggiare un frutto preso da un campo dove ce ne sono migliaia eh, lui che doveva fare? La risposta: “era contento”. Ma di cosa?

Calabria Terra Mia, di stereotipi e luoghi comuni.

Secondo borgo, sempre tavolini fuori, donna che fa non si capisce bene cosa con dei canestri pieni di agrumi, coppia di anziani, di cui uno con la coppola, che bevono un bicchierino. Raul Bova e Rocio Munoz Morales naturalmente mangiano agrumi.

Per l’ennesima volta lei chiede “Dove mi porti ora?”, il tutto sullo stacco di un affaccio su un mare color space jam e un bel cesto pieno agrumi in vista.

Finalmente si vede il mezzo tipico calabrese, logicamente diretto da uno con la coppola, il ciuccio! Anzi ben due ciucci!

Dialogo sulla soppressata, Bova ci tiene a sottolineare che vuole quella col finocchietto.  La Soppressata di Calabria DOP, una delle poche cose di qualità riconosciute in tutto il mondo, distrutta così. Ripetiamo insieme: il finocchietto va nella salsiccia, non nella soppressata. Salutiamo Adelaide e Penelope, due nomi tipici calabresi.

Stacco con la voce fuori campo, la macchina viaggia su una strada sterrata in mezzo a campagne.

Torniamo dopo nemmeno un minuto e mezzo nella stessa campagna di poco fa, questa volta però al posto delle clementine parliamo delle arance. Qui chiedo l’aiuto del pubblico. Bova spiega che affinchè le arance siano buone “devono avere le forme che la natura le ha dato”, lei sospira, secondo me perchè pensa la stessa cosa che ho pensato io, e cioè: “che cazzo significa?”

Terzo borgo, ancora tavoli all’aperto sotto pergole, ancora tovaglie quadrettate. Saluti in italiano con cadenza calabrese spinta.

Calabria Terra Mia, il finale è sempre tragico.

Arriviamo finalmente all’ultima spiaggia, in qualsiasi senso voi vogliate intenderla. Qui con i colori ci siamo più o meno, avranno chiuso gli scarichi delle fogne nucleari prima di girare questa scena. Finalmente una scena romantica, ripresa direttamente da questo piccolo grande amore. 

Siamo all’ultimo dialogo surreale, il più surreale di tutti. Lei dice: “Io da qui non me ne vado più”, lui risponde: “e io ti amo”, che se avesse risposto “i gatti sono più intelligenti dei cani” avrebbe dato lo stesso effetto.
Prima di chiudere finalmente un frutto che non è un agrume, un fico!

Si chiude con loro due di spalle, io che spero in qualche colpo di scena resto deluso. Sei minuti di film, quattro coppole, due asini, novecentottantasette agrumi circa, due minuti e mezzo di titoli di cosa, praticamente mezzo cortometraggio. Correggo, quasi 280.000 euro a minuto.

Alla fine dei conti io sono contento che lo vedremo solo noi calabresi, per commentarlo un poco e poi lo dimenticheremo, ma se mai non dovesse essere così che immagine stiamo mostrando a chi non conosce la Calabria?

Forse non volevamo dirlo che in Calabria esiste l’Aspromonte, quello bello, che c’è la Sila, che non c’è solo il mare di Tropea, che c’è la ‘nduja e la struncatura, etc etc? Non volevamo raccontare dei 5 castelli aragonesi, dei 3 castelli normanni, dei Bronzi di Riace, della Cattolica di Stilo, delle chiese di Gerace, della Certosa di Serra San Bruno, della Basilica di San Francesco di Paola, etc etc?

O solo avremmo veramente necessità di fare un progetto che veramente possa definirsi tale?

Chiudo con un suggerimento, cambiamo il titolo da Calabria Terra Mia a Calabria Amara Mia.

Su Vasco e il Modena Park io dissento

Dissento da Vasco e il Modena Park.
Dissento da quelli che la musica di Vasco è musica di merda.
Dissento da quelli che Vasco è il più grande cantante Italiano di sempre.
Dissento da quelli che solo Vasco abbraccia 4 generazioni.
Dissento da quelli che Vasco è l’unico che raccoglie così tanta gente in un evento.
Dissento da quelli che la buona produzione di Vasco si è fermata 20 anni fa.
Dissento da quelli che l’indie è cosa bella, Vasco no.
Dissento da quelli che Vasco rovina la musica e la cultura.
Dissento da quelli che 220.000 persone erano tutti scemi.
Dissento da quelli che parlano di Vasco e Modena Park non avendo visto nulla.
Dissento da quelli che parlano di Vasco e Modena Park pensando di aver visto tutto.
Dissento da quelli che quello di Vasco è record mondiale.
Dissento da quelli che quello di Vasco non è record mondiale.
Dissento da quelli che Bonolis ha rovinato un concerto.
Dissento da quelli che parlano male del secondary ticketing e poi ne fanno parte, come Vasco ed i fan tutti.
Dissento da quelli che il concerto di Vasco è la risposta al terrorismo.
Dissento da quelli che ai reggiseni che volano verso Vasco durante Rewind restano shockati.
Dissento da quelli che Vasco.

Dissento da quelli che non dissentono da me, perchè io dissento da quelli che Vasco si o Vasco no.

Francesco Gabbani ha vinto il Festival di Sanremo 2017 e voi no

Il Festival di Sanremo 2017 è terminato. Il sessantasettesimo Festival della Canzone Italiana ha decretato il suo vincitore nella serata finale, scegliendo Francesco Gabbani con il brano “Occidentali’s Karma”.

L’inizio con i Trikobalto

Per molti Francesco Gabbani non meritava di vincere il Festival di Sanremo 2017, per ancora più persone il cantante è uno sconosciuto, quasi al pari della scimmia che lo accompagna sul palco. In realtà Francesco Gabbani ha già al suo attivo un curriculum, seppur breve, di tutto rispetto. Lui, che per la prima volta il palco del Teatro Ariston di Sanremo lo aveva calcato lo scorso anno, già nel 2010 fu presente al Festival di Sanremo. Infatti partecipa in qualità di ospite al Festival di Sanremo 2010, nell’edizione tenuta al Palafiori di Sanremo, con i Trikobalto, band di cui è voce e cantante, da lui fondata insieme a Niccolò Zaccone alla batteria e Matteo Zarcone alla chitarra. Con la stessa band già qualche anno prima era salito alla ribalta della cronaca ed era conosciuto negli ambienti musicali. I Trikobalto precedentemente avevano aperto nello stesso anno l’unica data italiana degli Stereophonics, avevano aperto qualche anno prima l’unica data italiana degli Oasis, ed infine partecipato all’Heineken Jammin Festival.

Polistrumentista e scrittore

Se ancora non siete convinti del soggetto in questione sappiate che suona più strumenti di quanti voi riusciate a guardarne. Grazie al negozio di strumenti musicali di proprietà della famiglia inizia sin da piccolo a suonare, impara così da piccolo la batteria, suona in adolescenza la chitarra, estende le sue conoscenze al pianoforte e al basso. Per non finire, non avendo un lavoro stabile e ancora successo lavora come Fonico di Sala e Tecnico di Palco.
Una volta scelta la carriera da solista, oltre a scrivere testi e musiche per se stesso, si dedica anche alla scrittura di brani per altri cantanti. In particolare da notare che Francesco Gabbani risulta essere l’autore del brano “L’amore sa”, canta da Francesco Renga nell’album “Scriverò il tuo nome”. Figura nel suo curriculum anche la canzone “Il bambino col fucile”, scritta, musicata e arrangiata insieme a Celso Valli, cantata da Adriano Celentano e incluso nell’album “Le migliori”.
Tra una cosa e l’altra si è anche dedicato alle colonne sonore, diventando, tra l’altro, l’autore della colonna sonora del film “Poveri ma ricchi” di Fausto Brizzi.

L’esperienza a Sanremo

Da concorrente Francesco Gabbani partecipò e vinse il Festival di Sanremo 2016 nella sezione Nuove Proposte. Con il brano “Amen” fu scelto dalla giuria di Sanremo Giovani 2015 per partecipare alla edizione del Festival dello scorso anno, nella cui gara non poche polemiche si portò dietro. Successe praticamente che dopo aver perso la sfida contro la cantante Miele fu riammesso, poiché le votazioni si scoprirono falsate a causa di un problema tecnico in sala stampa, ed addirittura vinse classificandosi per la finale.  Vinse poi il Festival di Sanremo 2016 tra le Nuove proposte e non solo, Francesco Gabbani ottenne il Premio della “Critica Mia Martini” sezione Giovani ed il Premio Miglior Testo “Sergio Bardotti”.
Quella di ieri è già storia, “Occidentali’s Karma” è il brano vincitore del Festival di Sanremo 2017 e Francesco Gabbani è, non tra poche polemiche come sempre, il vincitore tra i Big del Festival di Sanremo 2017.

La canzone NON di Sanremo e la musica che si evolve

Vi è sembrato strano che “Occidentali’s Karma” abbia vinto il Festival di Sanremo 2017? Pensate che il brano sia banale? Che sia troppo orecchiabile? Che musicalmente fosse brutta? Che una scimmia sul palco sia ridicola? Che Francesco Gabbani sia un troll? Cosa non vi è piaciuto di questo Sanremo?
Probabilmente una lamentela la ha ognuno di voi, siate sinceri. Immagino che siate tradizionalisti e avreste voluto un brano sanremese quale vincitore del Festival di Sanremo, ad esempio “Grazie dei Fiori”  “Vola Colomba” di Nilla Pizzi, perchè già vi immagino ogni giorno quando li ascoltate. Oppure avreste voluto “Al di là” di Betty Curtis e Luciano Tajoli, perchè immagino che tutti voi la ricordiate a memoria.
La felice verità è che la musica cambia, si evolve, cambiano i testi, e non sempre vincono i brani che dicono in maniere diversa il tipico messaggio “io ti amo, tu mi ami, sposiamoci“. Immagino che già nel 1970 fece scalpore, in modo diverso,”Chi non lavora non fa l’amore” di Adriano Celentano e Claudia Mori. Trattare il tema del lavoro pochi anni dopo il ’68, portarlo a Sanremo, raccontarlo in chiave ironica, non è stato sicuramente semplice. Ad ogni modo che quella vittoria portò con se non poche polemiche è storia. Le cose l’anno dopo tornato alla normalità, ma sicuramente il Festival di Sanremo si era spostato un poco più in là.

L’Italiano della Terra dei Cachi

La triste verità è che la musica che ci rappresentà è quella di Toto Cutugno, uno che in termini di vittorie mancate e secondi posti batte persino Lenoardo DiCaprio. Uno dei più grandi successi internazionali, ad oltre 30 anni dalla partecipazione a Sanremo è “L’Italiano”, brano che gioca sugli stereotipi italiani e che ci prende in giro. Eppure gli italiani nel mondo lo cantano fieri. Eppure è il più grande successo internazionale che la storia del Festival di Sanremo ricordi.
Sanremo non è stato, esattamente 20 anni fa, quello de’ “La terra dei cachi” di Elio e le Storie Tese, altra canzone di denuncia sociale con una alta dose di ironia. Non li hanno fatti vincere, nonostante fosse stata la canzone più votata, e, probabilmente, anche quella migliore musicalmente parlando. D’altronde il brano non faceva altro che allargare “L’italiano” di Toto Cutugno mettendoci insieme gli scandali di Tangentopoli, della corruzione, della criminalità. Per avere il giusto tributo Elio è dovuto finire ad X Factor, e Rocco Tanica a fare l’inviato del Festival di Sanremo. Ma ancora una volta la musica si era spostata più in la.

La banalità e i talent show

Forse un ulteriore stacco è arriva con “Luce (Tramonti a nord-est)” di Elisa, che per quanto il testo non sia tra quelli che gradisco, ha introdotto una nuova freschezza in quel che era Sanremo. Peccato che il meglio lei lo abbia sempre dato in lingua inglese. Soprattutto peccato che arrivavamo dagli Avion Travel dell’anno prima.
C’è da dire che purtroppo il genere musicale, ed ancor di più il testo banale. ha sempre fatto molto breccia nel cuore degli italiani. Siamo populisti, lo siamo da sempre. Lo siamo dai tempi del fascismo. Prendete i Timoria, musica ben fatta, testi impegnati, musicisti bravi, voce del cantante superba. Togliete tutto e lasciate solo il cantante, metteteci due canzoni smielate ed eccovi Francesco Renga, vincitore di un Festival di Sanremo e di un Premio della Critica “Mia Martini”.
Tutto questo per arrivare negli ultimi anni al dominio dei Talent Show e degli amici di Maria De Filippi. Negli ultimi 9 anni ben 5 vincitori del Festival di Sanremo arrivano dai Talent Show: 3 da Amici di Maria De Filippi, 1 da X Factor, 1 (un trio) da Ti lascio una canzone.Insomma il preconfezionato per gli usufruitori di TV.
Ci hanno pensato per un attimo gli Stadio a farci tornare indietro di 15 anni, e poi Francesco Gabbani. Il Festival di Sanremo ancora una volta si è spostato più avanti.

Quelle che capiscono la canzone e quelli di cui parla

Musicalmente parlando il brano è semplice, orecchiabile, anche il testo è di quelli che ti rimane nella testa. Ma fermi tutti. Se lo si legge bene, con attenzione, si capisce che non è un banale testo senza significato, anzi probabilmente è quello con più significato di tutto il festival. E’ una denuncia sociale, sulle abitudini odierne, sul livello culturale, sulla vita. E’ filosofia, sociologia e saggezza.
E’ la pura descrizione dell’involuzione che si ha con l’innovazione. E’ la spiegazione del populismo ai tempi di internet. E’ l’esasperazione del quotidiano.In una strofa o nell’altra ci descrive tutti. Si, esattamente, ho detto tutti. Ognuno di noi, in un modo o nell’altro è dentro quel testo. Ci sono anche Io. C’è anche Francesco Gabbani stesso.
Tutto è studiato nei minimi termini, non è lasciato al caso o messo alla rinfusa, dalla musica alle parole, dal video alla coreografia sul palco, dalla scelta dei colori alla scimmia.
E’ tutto perfetto. E se non lo avete capito, se non avete capito la canzone e tutto quello che ruota intorno ad essa, probabilmente di voi nel testo si parla, più di chiunque altro.

Il ritardo della musica EDM Italiana e l’Eurovision Song Contest

Che ci crediate o meno, Francesco Gabbani ha dato lo spunto per la creazione di  un filone: l’EDM Italiano, l’elettrop d’autore. So che avrete molto da ridire in merito, ma diciamocelo chiaro, qualsiasi genere in Italia prende una sua particolare piega, sarà anche questo così. E purtroppo sarà l’ennesima cosa che arriva con anni e anni di ritardo in Italia, speriamo non sia troppo tardi.
No, non è il rock elettronico dei Subsonica, non è il synth-pop de’ I Cani, non è nemmeno quel New Wave elettronico dei Righeira, è solo un nuovo modo di fare EDM, è Electronic Dance Music Italiana.
Tutto questo ci apre uno spiraglio su una competizione dove ormai da anni non abbiamo voce in capitolo, nonostante la sua nascita avviene come copia in formato europeo del Festival di Sanremo. Sto parlando dell’Eurovision Song Contest, concorso dove diverse nazioni dell’Europa si contendono il titolo di miglior brano. Probabilmente con un brano del genere le possibilità di una vittoria italiana esistono, basta che Francesco Gabbani ci metta la sua faccia (da schiaffi), musica altrettanto piacevole e testo interessante, magari fatto in inglese, e il risultato è bello che fatto.
Ma attenzione, niente scimmia questa volta, il regolamento dell’Eurovision Song Contest non permette animali sul palco!

A questo punto vi lascio il video del brano “Occidentali’s Karma” di Francesco Gabbani, e vi invito ad ascoltarla ancora una volta.
Voi un quale categoria siete? Tra quelli che hanno capito il testo o siete quelli di cui si parla?

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Con 1 Euro, ecco cosa fare!

un uomo  partendo per un viaggio chiamò i suoi servi e affidò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due e a un altro uno; a ciascuno secondo la sua capacità; e subito partì.“, il resto della storia sapete come è andata. Ma se oggi invece dei talenti tutti avessero delle possibilità diverse cosa accadrebbe? Ad esempio, con 1 Euro, una cifra alla portata di tutti, voi cosa fareste?

La risposta per chi oggi ha mentalità imprenditoriale è semplice, ci faccio una Società Semplificate a Responsabilità Limitata, la ormai nota S.S.R.L. (o S.R.L.S.), le nuove società di capitali che grazie al Decreto Ministeriale numero 138 del 23 giugno 2012 (Disposizioni urgenti per la concorrenza, lo sviluppo delle infrastrutture e la competitività), sono costituibili con uno statuto standard a partire dal 29 agosto 2012.

Tra le caratteristiche delle nuove SSRL vi sono l’abbattimento dei costi notarili, ma non la completa eliminazione, per la costituzione, la  contabilità semplificata rispetto a quella delle SRL tradizionali, ma soprattutto la possibilità di costituire la società con un capitale minimo davvero irrisorio, cioè di 1 euro. Per fare ciò il capitale massimo non deve superare i 10.000 euro e i soci devono essere persone fisiche minori di 35 anni.

Con 1 Euro

E allora, tornando alla domanda iniziale, cosa si può fare con un euro? Ve lo dice la “Con1Euro”, la prima campagna di comunicazione online realizzata dal Governo Italiano, il cui scopo è proprio quello di fare conoscere a tutti questa nuova opportunità, e per farlo si è appoggiato a dei Testimonial d’eccezione, 4 tra i più seguiti YouTuber del momento: Vadrum, Cicciasan, Canesecco, Daniele doesn’t matter.
Gli Youtubers hanno ideato interamente le scene, coordinati dagli art director Omar Rashid e Rawad Saghir e con la supervisione dell’agenzia ShowReeel, mentra la distribuzione in rete è stata affidata a Viralbeat.

Sul concept “Cosa puoi fare con un euro?” sono stati così realizzati 4 mini spot della durata di 30 secondi ciascuno, promossi per la prima volta e in via ufficiale anche in Rete.

Ora avete ancora dubbi? Dovreste avere le idee abbastanza chiare, ma per farvi chiarire ancora meglio le idee vi lascio il video “11 modi assurdi per usare 1 Euro“, buona visione e buon utilizzo del vostro euro!

Diventa Media Trend Setter con TIM e Pick1

 

Nell’era dei social network le tendenze si fanno sentire come non mai, tutto è in real time, ognuno può dire la sua e la massa sposta i trend in men che non si dica. A proposito di ciò TIM, sempre attenta alle nuove tendenze tecnologiche ed ai nuovi trend, ha deciso di indagare sui movimenti sociali con strumenti sempre nuovi, da ciò nasce la partnership tra Pick1 e TIM.

Con questa mossa TIM si pone in posizione di ascolto e di confronto con il mondo social, in primis Facebook, ma anche twitter e Google+, dando voce agli utenti per sapere cosa realmente pensano del proprio marchio, ottimizzando così i prodotti ed i servizi da offrire sotto il proprio brand. La scelta di Pick1 cade proprio a pennello, proseguendo la direzione già intrapresa per conoscere la propria clientela.

Media Trend Setter

Il funzionamento di Pick1 è semplice ed usarlo è immediato, in pratica si tratta di un sondaggio, ParlaciDiTe, che può essere compilato nell’apposita pagina di Facebook, composto da poche domande a cui è possibile rispondere in pochissimo tempo, il cui scopo principale è quello di conoscere meglio come i propri clienti utilizzano i media,  da quante volte capita di postare su Facebook una canzone che si sta ascoltando a come si commenta su twitter ciò che si sta guardando in televisione. Infine chi completerà il sondaggio verrà omaggiato di una suoneria.

Sicuramente le domande saranno di spunto anche per aprire gli occhi ed essere coscienti del fatto che ormai la tecnologia è integrata e convergente: smartphone, PC, tablet, TV tendono sempre più ad unirsi, e ci si accorgerà che niente sfugge più ai social, e ognuno di noi potrà diventare un possibile Media Trend Setter.

E voi cosa aspettate a dire la vostra?

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Torna Telethon, mettici la faccia!

Sono passati ben 22 anni da quel 1990 in cui Pippo Baudo e Gianni Minà presentarono la prima edizione di Telethon, la maratona televisica (da cui appunto TELEvision maraTHON) nata con il fine di raccogliere fondi per la ricerca sulla Distrofia muscolare ed arrivata in italia grazie a Susanna Agnelli e all’Unione italiana lotta alla distrofia muscolare (Uildm), ed ancora una volta l'evento torna per raccogliere fondi per una giusta causa.

Naturalmente Telethon segue il passo dei tempi e anno dopo anno si rinnova, introducendo sempre piccole novità. Arriva così l'era dei social ed il coinvolgimento di tutti noi è normale, così non solo viene chiesto a ciascuno di noi donare investendo nella migliore ricerca per arrivare alla cura della distrofia muscolare e delle altre malattie genetiche, ma soprattutto ci viene chiesto di esporci in primo piano in questa raccolta fondi. Arriva così Telethoninweb e soprattutto Faccia da Telethon l'operazione lanciata da Telecom Italian Group a supporto della Ricerca Telethon, con con l'obiettivo di svelare il volto più umano della Ricerca.
Il progetto Faccia da Telethon racconta la storia di 5 ricercatori che quotidianamente lavorano cercando cure contro le malattie genetiche, e viene raccontato appunto che le donazioni raccolte da Telethon sostengono il lavoro di persone come loro ed è giusto che vediamo in faccia chi siano.
Ma a voi e a me viene chiesto di più, viene chiesto di mettere la nostra faccia per sostenere la ricerca, il tutto attraverso il Web 2.0 ed in particolare attraverso l'applicazione facebook o la sezione dedicata del sito telethoninweb: la prima piattaforma di storytelling che si pone come strumento di dialogo paritario tra ricercatori, pazienti e sostenitori.

Ma non finisce qui, perchè c'è anche un concorso: che premierà, tra tutti i sostenitori che avranno contribuito "mettendoci la faccia", un fortunato vincitore che, insieme ad un accompagnatore, potrà seguire il dietro le quinte di Telethon.

Allora cosa aspetti anche tu? Fai la tua parte, dona e mettici a faccia!

 

 

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Ho visto l’America (e l’NBA e i Boston Celtics)

Probabilmente se non fossi un tifoso dei Los Angeles Lakers sarei un tifoso dei Boston Celtics. Qui lo dico e qui lo nego. Lo dico con un pò di vergogna, data la rivalità che esiste da decenni, ma questa è la verità. Sarà che sono cresciuto nel periodo in cui l’NBA si affacciava con prepotenza in Italia e ho visto per la prima volta in basket seguendo le sfide tra Magic Johnson e Larry Bird. Sarà perchè dopo Magic, e prima di Jordan e Barkley, “The Legend” è stato un giocatore che mi ha sempre affascinato, o forse solo perchè quel famoso Celtics Pride esiste davvero.

Fatto sta che lo scorso weekend sono stato a Milano per la tappa italiana dell’NBA Europe Live 2012, una due giorni di eventi che si è conclusa con la partita EA7 Emporio Armani Milano – Boston Celtics.
Grazie anche a Michela, Francesco e Gianpaolo di Connexia, e alla loro perfetta comunicazione e gestione dei media, sono riuscito a vedere da dentro e più approfonditamente quella che è l’NBA ed il grande spettacolo che realizzano per l’intrattenimento del poco pubblico.

Le Celtics Dancers

Sabato, dopo la conferenza stampa di Doc Rivers, ho visto la NBA Fan Zon con alle spalle lo sfondo del Duomo di Milano gremita di persone, tutte li per assistere a qualcosa che a mio avviso difficilmente si vede in egual modo in Italia. Il basket freestyle dei Da Move ha dato il via alle danze, con la loro esibizione simpatica, atletica, spettacolare e stilosa. La presenza della mascotte dei Celtics, Lucky the Leprechaun, ci ha divertito, mentre il Dance Team dei Boston Celtics, le bellissime Celtics Dancer ha riscaldato gli animi e fatto godere di belle coreografie. Infine la presenza di due leggende NBA come Sam Perkins e Robert Horry, e naturalmente quella di alcuni giocatori biancoverdi, in particolar modo di Paul Pierce, hanno sicuramente ben ripagato il pubblico accorso.

Il massimo per me però, da ex giocatore e vecchissimo appassionato del basket NBA, è stato, dopo la conferenza stampa del Comisioner David Stern, vedere la partita da bordo campo. Essere a pochi passi da atleti che sono delle stelle assolute e godore delle loro gesta.
In una partita che era più una festa, dove sono accorsi quasi undicimila tifosi,  il divertimento era assicurato, ma vedere dal vivo Kevin Garnett (il mio preferito dei Celtics), Rajon Rondo, Paul Pierce e tutti i loro compagni dare il massimo durante la partita fa si che tu capisca che davvero l’NBA è un’altro pianeta, come lo è nei momenti di timeout, nessun momento morto, intrattenimento allo stato puro e oltre tre ore passate emozionandosi.

Alla fine il risultato nemmeno conta, quello che conta è che sono stati due giorni fantastici, che nonostante tutto io tifi ancora Lakers (quest’anno vinciamo il titolo, sia chiaro per tutti) e che i Boston Celtics e l’NBA Europe Live Tour ha confermato le aspettative.

Sei fan dei Green Day? Sei Sfigato!

Ho sempre pensato che gli emo portassero male, ora ne ho la conferma.

Dopo il diluvio universale, ecco che accade ancora una volta, i Green Day annullano il loro concerto a Bologna in occasione dell’I-Day Festival. Allora a me viene da pensare che davvero non riusciranno più a fare un concerto in Italia.

Billy Joe Armstrong

Sarà la punizione divina per quando Billie Joe Armstrong ha bestemmiato sul palco di Bologna nel Novembre 2009? No, io non sono Pontifex, ma sicuramente i fan dei Green Day sono degli sfigati.

Saltare in aria, vent’anni fa a Via D’Amelio

Sono le 16.58. Oggi è il 19 Luglio. Esattamente 20 anni fa perdevano la vita Paolo Borsellino, magistrato italiano, e gli agenti di scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.

Strage di Via D’Amelio

Questo post non servirà a riportarli in vita, non servirà a migliorare me e nessuno di voi, non servirà a cancellare nessuna mafia.
Servirà a ricordare però chi le mafie le ha combattute e a dire a noi che dovremmo avere il coraggio di combatterle ancora.

20 anni e ancora non siamo CAPACI?

Oggi, diversamente dal solito, vorrei ricordare in ordine inverso un poco di persone. 23 maggio 1992. Strage di Capaci.

Vorrei ricordare Rocco Dicillo, un uomo di 30 anni, che quel giorno era seduto sul sedile posteriore di una Fiat Croma, la prima di tre che riaccompagnavano un magistrato a Palermo. Un ragazzo che in un attimo, investito da un’esplosione con una potenza inaudita, perse la propria vita.

Rocco Dicillo 13 aprile 1962 - 23 maggio 1992

Vorrei ricordare Antonio Montinaro, marito di Tina e padre di due figli, anche lui 30 anni, ci penso e noto che era più giovane di me oggi, Lui era seduto sulla stessa Fiat Croma, la prima delle tre, sul sedile passeggero, ed anche lui immediatamente perse la vita, sull’Autostrada A29 all’altezza dello svincolo per Capaci. Lui era il capo della scorta.

Antonio Montinaro 8 Settembre 1962 – 23 maggio 1992

Vorrei ricordare Vito Schifani, poco più che un ragazzo, 27 anni, forse 26, su internet nemmeno si trova la sua data di nascita, nè si capisce se sia nato ad Ostuni o a Palermo, ma poco importa questo. Quello che importa è che lui quella prima Fiat Croma marrone la guidava, quella croma che per la violenza della deflagrazione fu sbalzata in un giardino di olivi a più di dieci metri di distanza dal manto stradale. Anche lui immediatamente perse la vita. Di lui ricordo anche la moglie, Rosaria Costa, lasciata sola con un figlio di 4 mesi, ed il suo coraggio.

Vito Schifani 1965 – 23 maggio 1992

Vorrei ricordare Francesca Morvillo, un magistrato italiano attivo nella lotta alla mafia, 46 anni, che poco dopo le ore 18.00 di quel 23 Maggio 1992 saltò in aria nella seconda delle tre Fiat Croma, dove era seduta sul lato passeggero, morì per lesioni interne intorno alle ore 23:00.

Francesca Morvillo 14 dicembre 1945 – 23 maggio 1992

Vorrei ricordare Giovanni Falcone, un uomo, un magistrato, un eroe. Lui la seconda auto la guidava. Ma sicuramente meglio di me lo ricorderete tutti voi. Io lo ringrazio e basta. Come ringrazio gli uomini della sua scorta.

Giovanni Falcone 18 maggio 1939 - 23 maggio 1992

La cosa più importante da ricordare, oltre questi nomi, oltre il loro coraggio, oltre il loro essere eroi in se, è una Strage, la Strage di Capaci, quella del 23 Maggio 1992, quella in cui 500 Kg di tritolo uccisero 5 persone e la speranza di molte persone.

E noi oggi, dopo 20 anni, siamo CAPACI di continuare ciò che loro ci hanno lasciato?