E quando dalla terra dei demoni misi piede sulla terrà ci fu una cosa che imparai ad ascoltare. Il suono del mio respiro.
Ho pochi ricordi di ciò che ero prima.
Non ricordo il mio primo respiro, non ricordo quando ho avuto la vita, non ricordo la prima luce.
Ma ricordo perfettamente ogni mio ultimo respiro, lo ascolto, vedo la vita appena passata, scorgo il buio.
Quello che mi piace è il vuoto. Mi piace il senso del nulla. Mi piace che tra me e il mondo ci sia distanza, mi piace che tra noi due ci sia niente.
Amo non essere qui, essere lontano da tutti voi. Essere negli spazi giusti tra quello che vi conforma e quello che vi differenzia, tra quello che non avete e quello che volete, tra ciò che siete e ciò che immaginate di essere.
Per il resto odio tutto. Odio tutti. E Odio ogni vostro nome.
Da quando ho fatto il mio primo sorriso non ricordo i miei Si, quasi nessuno.
I No li ricordo tutti. Ricordo ogni volta che ho girato le spalle, ogni volta che ho sorriso, ogni volta che ho abbassato la testa. Ogni No.
Dello spazio che esiste tra le due parole, si – no, ne sono affascinato, da tutto quello che in mezzo non c’è. Mi piace il vuoto. Mi piace quel vuoto. Mi piace il vuoto che può esserci tra le scelte.
Rincorro la libertà che viene dalle scelte, quella veloce e sfuggente realtà che si pone davanti, oscurata da un velo che non ti dice mai cos’è.
Nel buio mi riconosco, senza guardarmi, senza toccarmi, senza ascoltarmi, senza odorarmi. Sono l’unico che sa riconoscermi così. Sono l’unico che riesco a riconoscere così.
Dal mio ultimo sorriso penso solo che ad occhi aperti sorrido meglio.
Pensavo a quel semplice, umano desiderio di trovare chi ci assomiglia, chi guardandolo riflette noi stessi almeno in parte, per stabilire un legame, e per accorgerci nel profondo del nostro cuore, che non siamo soli.
Vedevo quella storia delle legature, degli incroci, delle mandate doppie e dei pezzi di puzzle.
Scoprivo la differenza tra agganciarsi e incastrarsi.
Guardavo le persone in giro, vedevo come molti cercavano qualcosa per cui stare meglio e qualcuno per cui stare peggio. O Viceversa.
La ricerca, quello è, nella vita cerchi sempre, anche se non lo sai, ed il senso lo sappiamo tutti ormai, non è quello che raggiungi, ma è quello che vivi, le strade che percorri, le scelte che fai, le persone cui passi sopra, le mani che porgi per alzare qualcuno, il tuo corpo e la tua mente che si ergono a difesa di chi ne ha bisogno.
Quello che fai, cioè che dice chi sei, ti da la forma, ed è così che mentre giri le spalle e torni nella terra dei demoni, sei me, e incontri chi si incastra con te e forma il disegno da colorare affinchè il buio diventi luce.