Bing guadagna terreno? Una mezza bufala

Il primo quadrimestre del 2011 ha segnato secondo molti l’ascesa di Bing nel mercato dei motori di ricerca, tesi rafforzata dall’ultimo comunicato stampa di comScore secondo il quale, dalle analisi poi lette in giro, il motore di ricerca di Microsoft avrebbe superato il 30% di market share negli USA, ma è davvero così.

 

Market Share dei Motori di Ricerca negli USA a Marzo 2011

Market Share dei Motori di Ricerca negli USA a Marzo 2011

Bing, Yahoo!, Google, le percentuali.

Se è vero che i dati non mentono, è anche vero che la loro analisi non è sicuramente facile e di immediata lettura. Il 29,6% di fetta del mercato conquistata da Bing deriva in parte (13,9%) dall’utilizzo diretto del motore di ricerca e dai vari siti Microsoft, in parte (15,7%) dall’utilizzo del motore nelle ricerche sui siti di Yahoo!, dato che l’azienda di Sunnyvale ha un accordo con quella di Redmond per la fornitura dei servizi di ricerca, totalizzando la suddetta cifra.

I numeri reali del market share

A conti fatti, nel solo mercato degli Stati Uniti d’America, Google ricopre ancora il 65,7% delle ricerche effettuate dagli utenti, dominando ancora incontrastata il mercato. Così i detrattori iniziano a parlare della crescità di Bing, sulla carta lo 0,3%, non male come valore in un mese, se non fosse che anche la concorrente di Mountain View è cresciuta esattamente della stessa percentuale, infine il colpo più duro arriva dalla perdita di utenti di Yahoo!, lo 0,4%.

Bing è in calo!

Ma allora, a conti fatti, Bing di Microsft non è in crescita, anzi tra Febbraio 2011 e Marzo dello stesso anno ha perso lo 0,1%. Tutt’altra via quindi da quella tanto proclamata in questi giorni e che ha spinto molti SEO a guardare verso Bing anche in previsione e con la paura dell’arrivo di Google Panda.

I dati di Bing sono falsi?

La risposta a tale domanda naturalmente è no, ad aver creato tale confusione è stata un’altra press release, quella di Experian Hitwise, che riporta in crescita le ricerche realizzate su Bing e Yahoo! ed in diminuzione quelle fatte su Google.

 

I dati del market share dei motori di ricerca di Marzo 2011 secondo Hitwise

Dato che trova riscontro anche nella ricerca sulle Total Core Search di comScore. Infatti in entrambi Bing (o meglio le ricerche “powered by Bing”) superano il 30% ed anche il 31%, mentre Google supera di poco il 64%.

 

Market Share Total Core Search dei motori di ricerca a Marzo 2011

Il concetto chiave sta nel come tali dati vengono fuori, innanzitutto la base di analisi di Hitwise è molto più limitata in rapporto a quella di comScore. Inoltre l’analisi effettuata include le ricerche nei siti partner (anche FaceBook per Bing?), le ricerche di tipo incrociato sui canali (le cross-channel search) e le ricerche contestuali, ma escludono le ricerche sulle mappe, sulle directory locali e sui video user-generated.

In fin dei conti Google vince ancora.

Sui numeri reali, non sui campioni, il risultato è quindi quello che dice che Google continua a dominare nel settore di riferimento, considerando poi l’alta integrazione che sta proponendo, tra Google News, Google Maps, Google Local, Google Profiles, e via dicendo, non si può dire diversamente. Bing ha ancora molta strada da fare, escludendo il parere sui risultati di ricerca, in puri termini numerici deve ancora lavorare molto per guadagnare davvero terreno.

In futuro sempre più Bing vs Google

Inutile dirlo, la lotta tra i due grandi colossi dell’informatica e del web si accentuerà ancora di più in futuro, internet è sempre un terreno fertile e nessuno dei due vuole lasciare parte del proprio orto, anzi seminano sempre di più per ottenere frutti migliori e più grandi. Presto da un lato avremo Bing che s avvantaggerà degli accordi con FaceBook, Yahoo! e Nokia, con la paura che possa essere lasciata per strada dai partner sempre più alla ricerca di conquista sociale, dall’altro Google che tende anch’essa ad entrare nel mondo dei social network con Google +1 e Google Buzz.

Quale sarà il risultato? Una risposta ovvia e certa non esiste, il mio consiglio è stare ad osservare tutti per essere sempre pronti.

Black Hat SEO: 5 cose da non fare

Per Black Hat SEO si intendono tutte le tecniche illecite, cioè che non seguono norme e linee guida indicate dai motori di ricerca ed inoltre cercano di trarre vantaggio dai limiti dell’HTML e del Web in se, utilizzate in ambito SEO per ottenere dei posizionamenti più alti nella SERP.

In questo articolo elenco 5 cose da non fare in quanto ritenute tecniche di Black Hat SEO dai più importanti motori di ricerca (Google, Bing, Yahoo).

Black Hat SEO - il male del SEM

 

Link Nascosti o Testo Nascosto

Era una delle tecniche più usate in passato, ormai fortunatamente quasi in disuso. Per realizzarla si applica al colore lo stesso testo dello sfondo in modo così che nel contenuto della pagina il testo o il link non siano visibili.
Una tecnica alternativa utilizzata spesso è quella di inserire i link nascosti tramite JavaScript in modo che non siano riconosciuti come collegamenti esterni bensì come parte del testo.

Doorway Page o Pagine Gateway

Questo punto è fortemente correlato allo Spamdexing, in pratica viene creato appositamente un insieme di pagine web, di scarsa qualità in termini di contenuti, ottimizzate per essere indicizzate su una determinata parola chiave o frase. Normalmente le pagine doorway fanno da gateway verso altre pagine sia in maniera manuale (con dei link) sia in maniera automatica (redirect tramite JavaScript).

Cloacking

Tecnica simile alla precedente, in quanto anche essa fa uso di reindirizzamento, consiste in questa caso però nel visualizzare agli utenti del sito una versione della pagina desiderata diversa da quella presentata ai motore di ricerca. Cloacking sono da esempio le pagine realizzate ad esempio in flash ma che al crawler vengono poi visualizzate come HTML.

Keyword Stuffing

La tecnica in oggetto cerca di aumentare la Keyword Density mediante l’alta ripetizione delle parole chiave con cui si vuole fare indicizzare il contenuto. Per realizzare ciò esistono diversi metodi, anche se non sempre tutti indicano allo stesso modo la Keyword Stuffing, uno può essere quello di scrivere più e più volte la keyword nel testo, un’altra può essere quello di realizzare una pagina contenente in pratica solo la parola chiave e fare il redirect una volta arrivati alla pagina, un’altro ancora può essere quello di avere le keyword ripetute nascoste tramite css, infine un’ultimo metodo può essere quello di riportarli nei metatag anche quando i reali contenuti non sono quelli relativi alle keyword.

Desert Scraping

Tra le più sconosciute, il Desert Scraping consiste nel ricercare, di solito tramite l’Internet Archive o motori di ricerca diversi da quello in cui ci si vuole posizionare, dei testi non più indicizzati o rimossi dall’indice del search engine desiderato. Una volta trovati i contenuti e verificato che non siano presenti si riportano in una nuova pagina, ottenendo così un aumento delle proprie risorse da far indicizzare al motore di ricerca.

Etico è meglio

Naturalmente tutte queste tecniche come già detto sono considerate illegali dalla maggior parte dei motori di ricerca e sono quindi da evitare assolutamente.
Personalmente anni fa in alcuni progetti ho anche sfruttato queste tecniche, alcune delle quali se ben fatte tutt’ora funzionano regolarmente e permettono di ottenere dei vantaggi, ma ne sconsiglio in ogni caso l’uso poichè Google, come Bing, ogni giorno tendono a migliorare i propri algoritmi per offrire i migliori contenuti possibili ai propri utenti.

Alla fine quindi conviene lavorare eticamente e nel modo corretto fin da subito per avere dei buoni risultati ed un buon posizionamento sui motori di ricerca.

 

SEO: La SERP di Google cambia per i Video e favorisce YouTube?

In merito al SEO, la SERP è un argomento da non sottovalutare, si sa, però spesso viene analizzata solo da alcuni punti di vista. Parliamo ora di una novità di Google Video e della SERP di Google Search partendo da lontano.

Un poco di storia di Google Video e YouTube.

E’ di qualche giorno fa la notizia che Google chiuderà il suo servizio di condivisione di video. Google Video, questo è il nome del servizio di Big G nato nel 2005 e che per un periodo fu concorrente di YouTube, almeno fin quando la stessa azienda di Mountain View nel 2006 comprò la società avversaria continuando a mantenerla in vita. Dopo un breve periodo di vita parallela e quasi in concorrenza, nel 2009 Google decise di non permettere più l’upload di filmati su Google Video, mantenendo comunque attiva la possibilità di riprodurli. Possibilità che alla fine di questo mese cesserà di esistere.

Google Video diventa un motore di ricerca dei filmati.

Nel frattempo Google Video si è lentamente trasformato nel motore di ricerca dei video di Google, nel cui database di crawling sono stati piano piano inseritealtre fonti video sia di partner che di concorrenti. Inoltre grazie all’integrazione che Google sta realizzando tra i vari servizi (Google Search, Google Immagini, Google Blog Search, Google News, e così via) per avere una SERP unica, anche Google Video è entrato di diritto nei servizi maggiormente utilizzati dagli utenti.

YouTube va verso la Web TV, ma Google Video Cambia la SERP.

L’attenzione di utenti ed esperti la scorsa settimana si era focalizzata in direzione di Youtube, a seguito dell’investimento di 100 milioni di dollari fatto da Google Inc. ha fatto affinché il suo servizio di condivisione di video possa essere in competizione con le TV classiche ed essere la realtà domani delle Web TV. Proprio per questo motivo la chiusura, almeno per ciò che riguarda la visualizzazione dei video, di Google Video, è stata recepita come la voglia di Google di dare spazio solo a YouTube, ma a conti fatti se oggi guardiamo la SERP di Google Search (o Google Motore di Ricerca se preferite), non sembra proprio essere così.

 

La SERP di Google sulla ricerca di un gruppo musicale (Bullet For My Valentine)

 

La nuova SERP di Google Video, cosa cambia?

La SERP di Google Video  come potete vedere nell’immagine precedente ha qualcosa di nuovo, se cercate un gruppo musicale (al momento solo per ciò che riguarda la musica ho riscontrato tale cosa, mentre ciò non accade per i trailer dei film ad esempio) ad esempio come ho fatto io i Bullet For My Valentine, ma va bene qualsiasi altro, potrete vedere nei risultati dei video in evidenza quelli provenienti da youtube.com e poi una sezione sotto il video Guarda anche su:, seguita da una serie di servizi concorrenti a YouTube che contengono anche lo stesso video, come DailyMotion, Yahoo Video, Vimeo, LastFM e tanti altri.

Tutto ciò potrebbe far pensare a diverse cose, in primis che Google voglia ancora migliorarsi anche se ciò significhi dare maggiore spazio alla concorrenza. In secondo luogo ciò che però risalta è che il primo risultato è sempre quello di YouTube, così come l’immagine associata è quella relativa al video hostato da Big G, e si sa che in genere i primi risultati o quelli affiancati da immagini sono i più cliccati.

Tra l’idea di voler alzare la competizione e quella di voler favorire se stessa, Google per ora ci lascia il dubbio, sicuro è che chi si appoggia su più fronti al momento avrà più possibilità di comparire nella SERP di Google, ma d’altrocanto, varrà la pena utilizzare le proprie risorse SEO in qualcosa diverso da Google e YouTube?